Rutilio Namaziano nel 416 durante il suo ritorno a Roma dalle Gallie descrive la città in maniera gioiosa e con vive immagini, si ferma a tratteggiare il porto e il luogo: il porto e l’isola artificiale di Traiano, le torri gemelle a guardia delle due bocche, i moli che fanno da anfiteatro, la calma perpetua del porto, fino alle terme, distanti tre miglia, ma di facile accesso al viaggiatore, che rimane là incerto se bere le tiepide acque o rinfrescare con esse le membra.
Questo è il vero volto di questa città dalla lunga storia che inizia già in epoca neolitica, come attestano frecce e raschiatoi in silice rinvenuti in località Pisciarelli, mentre di epoca del bronzo sono le numerose capanne preistoriche le cui tracce sono state rinvenute nelle località della Mattonara e di Torre Chiaruccia; subito dopo il territorio fu abitato da popolazioni etrusche come dimostrano i due centri, dei quali abbiamo notizie da Plinio il Vecchio e che egli chiama Aquenses Taurini e Castronoviani, la ubicazione e l’esistenza delle due città è stata sicuramente accertata: per la prima sul colle della Ficoncella e per la seconda presso il torrente Marangone, nella località cosiddetta della Castellina, come dimostrano i resti di numerose tombe etrusche.
Civitavecchia fu abitata da popolazioni preromane, come è dimostrato da un porto di tipo cellulare formato cioè da piccoli bacini capaci ciascuno di dar ricetto ad una sola nave e queste numerose celle, scavate nel lido, dettero il nome di Centumcellae a questa tratto di costa; ma il vero sviluppo della città lo abbiamo con l’imperatore Traiano (98-117 d.C.), che fece costruire un nuovo porto per dare alla capitale uno scalo sicuro da insabbiamenti, come succedeva a quello di Ostia, in quel momento il porto più importante e più vicino a Roma.
Traiano per affrettare i lavori con la sua presenza fece costruire una splendida villa, in località oggi chiamata Casale Filippi, di cui Plinio nel 106 d. C. apprezza la bellezza e la vegetazione circostante.
Il porto fu costruito splendidamente, ornato da ampi porticati in stile dorico, con templi e gruppi statuari, aveva due specchi acquei, uno dei quali più interno, ancor oggi chiamata darsena romana, serviva alle operazioni commerciali, ed era arricchito da una grandiosa basilica ed un tempio forse dedicato a Mercurio.
Il porto aveva anche scopo militare: vi stanziavano reparti delle due flotte di Miseno e di Ravenna, come hanno dimostrato le epigrafi delle tombe dei marinai, scoperte presso la spiaggia di Prato del Turco e oggi conservate nel Museo.
Il territorio da Roma a Civitavecchia divenne costellato di un susseguirsi di villae rustiche e di grandi residenze marittime, arricchite di grandi peschiere, destinate all’otium delle potenti famiglie romane, ville di cui restano ancore testimonianze lungo la costa.
Riferisce quel misto di leggenda e di storia, che i Civitavecchiesi amano raccontare, che dopo un periodo di diaspora, durante il quale i cittadini avrebbero errato tra i boschi, il papa Leone IV fece costruire per loro una città dopo aver avuto in sogno la visione del luogo su cui avrebbe dovuto sorgere.
Il 15 agosto dell’anno 854, su una collina lontana della costa nacque la città che fu nominata in onore del Papa, Leopoli, che il popolo in ricordo della patria perduta chiamò, Cencelle, nome che ancora tradizionalmente conserva. Recita ancora la tradizione che la popolazione, nel giro di una generazione, cominciò a dividersi sul dilemma se rimanere in questa città sui colli o ritornare alla vecchia sul mare e che, riunitisi sotto una quercia i magistrati della città, un vecchio marinaio, di nome Leandro, prese la parola e parlò con tale passione da spingere tutti a prendere l’ottimo consiglio di ritornare alla “Civitas vecchia” nell’889.
Leopoli continuò a sopravvivere per seicento anni ancora, ma la vecchia città, la cui continuità storica era stata così traumaticamente interrotta, tornò a rivivere nel rettangolo delle vecchie mura racchiudenti la prima, la seconda, la terza e la quarta strada e la piazza maggiore (…forse l’unica), il cui nome ancora è quello dell’antico marinaio (Piazza Leandra).
Intorno al 1000 fu costruita la Rocca, il cui possesso significava il controllo del porto e la città fu per lungo tempo feudo concesso dal Papa, ora all’uno, ora all’altro feudatario, ma la famiglia che più fu presente fu quella dei Di Vico, che fino metà del 1400 ne ebbe il possesso e che poi vendette per 4000 fiorini d’oro. La città divenne ben presto libero comune, ne abbiamo sicure testimonianze dal 1224, a capo del quale vi era un Visconte, che durava in carica per quattro mesi ed era coadiuvato nell’amministrazione del danaro pubblico dal Camerlengo e da due Assessori.
Dopo anni di doloroso abbandono da parte di tutti poteri, ma non da parte dei predoni Papa Giulio II nel 1508 iniziò la costruzione della grandiosa fortezza, progettata dal Bramante, completata da Michelangelo nel 1535 (almeno così dice la tradizione!) e che da lui prese il nome. Ma un’altra mirabile opera fu edificata a partire dal 1515: l’architetto militare Antonio da Sangallo il Giovane tracciò il nuovo recinto urbano (e di questo si conservano le prove negli Uffizi).
La grande impresa , concepita per proteggere il porto da terra, fu destinata a proseguire fino al 1554, sotto il pontificato di Giulio III. Sempre nello stesso secolo furono costruite le torri litoranee, che ancora conosciamo col nome di torre Chiaruccia, Valdaliga , Marangone e Bertalda, per difendere il territorio dalle temibili e tristemente note ai Civitavecchiesi incursioni dei pirati, sempre presenti nella memoria storica delle nostre popolazioni.
L’importanza e l’utilità di tali fortificazioni, insieme alla istituzione di una flotta permanente ad opera del Papa Sisto V, si resero evidenti in varie occasioni: sia nel 1535 quando i pirati barbareschi di Tunisi, comandati dal famoso Barbarossa, tentarono di rinnovare le invasioni dei saraceni, sia nel 1556 quando il Duca d’Alba, comandante la flotta spagnola, tentò di entrare nel porto in cui si era rifugiata la flotta papale di Paolo IV.
Nei secoli successivi furono costruiti i fari della bocca di levante prima e di ponente poi, fu ampliato il porto e maggiormente fortificata la città dalla parte di terra, fu portata l’acqua da Allumiere, nel 1660 fu costruito il magnifico arsenale ad opera del Bernini, per favorire lo sviluppo del porto furono concesse le franchigie, per cui chiunque poteva commerciare qualsiasi merce e in qualsiasi quantità e la città si sviluppò a tal punto diventare capoluogo di provincia, comprendente i territori di Corneto ed di Allumiere.
Se durante i secoli XV e XVII, Civitavecchia aveva quindi riguadagnato il suo ruolo come porto di Roma, tuttavia l’interesse rivolto alle strutture nello specchio di mare antistante non era accompagnato da un eguale interesse per l’abbellimento dell’abitato; durante questi secoli si ritiene che l’insieme degli edifici civili, posto ordinatamente su poche linee parallele, fosse un insieme di abitazioni di pescatori e di militari, una sorta di guarnigione distaccata da Roma, come era stato in età traianea; sarà durante il secolo successivo che furono costruite le belle costruzioni intorno alla attuale piazza Vittorio Emanuele: l’Ospedale delle Donne, il Conservatorio delle Orfane e il Forno Grande, la chiesa di Santa Maria Dell’Orazione e Morte, la bella fontana del Vanvitelli e l’ampliamento delle calate.
Durante la Rivoluzione francese, le energie dello Stato purtroppo dovettero essere di nuovo concentrate in opere di guerra. Si rinforzò la squadra, portandola a venti navi, si aumentò la guarnigione e si restaurarono le mura, ciononostante nel 1798 le truppe francesi occuparono la città e di qui si imbarcò la divisione di 6000 uomini, che agli ordini del generale Desaix andò in Egitto per ordine di Napoleone.
Durante questo anno Civitavecchia tentò di mantenersi neutrale, ma il 1° febbraio del 1799 iniziò quel memorabile (ne abbiamo ancora il ricordo nelle nostre tradizioni popolari) assedio dei Francesi durato oltre un mese, che coinvolse tutti i cittadini, che onorevolmente difesero la città, che fu presa solo dopo un intenso bombardamento. Durante il periodo napoleonico la città fu dotata di un Tribunale e di una camera di Commercio.
Ritornata Civitavecchia ai papi, la città fu arricchita del teatro Traiano, dei palazzi Guglielmi e Palomba.
Proclamata la Repubblica romana, Civitavecchia partecipò entusiasta al movimento patriottico, ma il 24 marzo del 1849 il generale Oudinot riuscì a sbarcare grazie al tradimento delle autorità della città.
Nell’ultimo periodo del governo papale venne costruita ad opera dell’imperatore Napoleone III, che intendeva così difendere lo Stato pontificio dall’avanzata dello Stato italiano, la nuova cinta di mura dal lato di levante, le cosiddette mura francesi, il reclusorio e infine il tronco ferroviario fra Roma e Civitavecchia, che il 16 settembre 1870 fu utilizzato dalle truppe del generale Bixio per recarsi a Roma alla conquista di Porta Pia e completare in tal modo l’unificazione dello Stato nazionale.
Purtroppo durante il secondo conflitto mondiale la città fu bombardata dagli Americani, che non risparmiarono né storici edifici pubblici, né popolazione civile e il triste ricordo di quei giorni luttuosi del maggio del 1943 è ancora vivo nella memoria dei cittadini più sensibili.
Dopo la guerra iniziò una rapida ricostruzione che ancora oggi non si è interrotta e ha riconsegnato una città così come oggi può vedere il turista
Oggi, Civitavecchia, Porto di Roma, con la sua posizione privilegiata e al centro di un moderno ed efficiente sistema ferroviario, stradale e aeroportuale, collega la capitale ed il centro Italia con il resto del mondo. E’ inoltre strategica per l’accesso alle più importanti zone turistiche italiane ed alle grandi rotte crocieristiche mediterranee.
Il Porto di Civitavecchia, grazie al nuovo Piano Regolatore Portuale ha ampliato il traffico commerciale raggiungendo due milioni di tonnellate di merci di massa. E’ inoltre strategico per l’accesso alle più importanti zone turistiche italiane ed alle grandi rotte crocieristiche mediterranee. L’incremento del traffico passeggeri è stato favorito da una politica lungimirante che ha visto anche l’istituzione, nel 1991, del Coordinamento del Medio Tirreno che mira a potenziare il cabotaggio marittimo (Short Sea Shipping) tra Civitavecchia e i porti della Sardegna (Olbia-Golfo Aranci, Cagliari e Porto Torres).
Civitavecchia si è imposta, inoltre, come scalo leader nel traffico crocieristico. Le opere di potenziamento delle banchine e delle strutture di accoglienza dei passeggeri hanno permesso di registrare uno straordinario incremento di navi da crociera, diventando il più importante porto crocieristico del Mediterraneo.