Santa Maria di Valverde
La storia della fondazione del santuario tarquiniese presenta aspetti decisamente peculiari.
La sua erezione si deve infatti ai Servi della Beata Maria Madre di Cristo di Marsiglia, una congregazione laica inserita tra gli ordini monastici del Concilio Lateranense IV nel 1257 e destinata all’ estinzione da una costituzione del Concilio di Lione 11 nel 1274.
Nel breve volgere di due decenni furono numerose le loro fondazioni in vari paesi europei e in Italia, di cui una a Viterbo (1265) oltre quella di Tarquinia (1268), entrambe con la medesima titolazione. Motivo di tanto successo è la particolare funzione assunta dai Serviti di Marsiglia combattenti contro l’eresia catara, decisamente diffusa in area viterbese. Momento centrale della loro predicazione era la funzione salvifica della Vergine, quale madre di Dio.
E proprio un’antica e preziosa tavola del XIII secolo con l’immagine di Odigitria -Madonna col Bambino benedicente- e un sentito culto mariano sono l’eredità più cospicua che l’effimero ordine francese ha lasciato alla chiesa di Tarquinia.
Il culto per il simulacro della Vergine diviene così fondamento del futuro santuario e resiste a tutte le vicissitudini e traversie che vedono la fondazione passare prima ai benedettini di Sassovivo poi, sullo scorcio del XV secolo, sotto il patronato della comunità cittadina, che per memoria della prodigiosa liberazione di Tarquinia dalla peste, consolidò quello spazio sacro come baluardo spirituale, trasformandolo a pieno titolo in un santuario civico contra pestem. Tale molo è ancora sancito dal complesso rituale religioso-civico della festa che vede coinvolte le magistrature cittadine, l’intera comunità e, essenzialmente, i “signori della festa”, cioè i priori delle arti rurali dei bifolchi, casenghi e vaccari.