Le mura poligonali
La presenza del circuito delle mura poligonali affioranti sul piano di campagna e parzialmente inglobate nelle strutture perimetrali del borgo rinascimentale di Santa Severa, ha orientato fin dal XVII secolo gli studiosi a riconoscere il sito dell’antica Pyrgi nel luogo del Castello stesso di Sanata Severa. Il problema della datazione delle strutture costruite in grandi blocchi poligonali ha da sempre impegnato gli archeologi, anche se molti riconoscevano un circuito estremamente antico, da attribuire addirittura a un insediamento preromano, ad opera dei fondatori del santuario dell’area sacra di Pyrgi.
Dopo vari ipotesi succedutesi negli anni, la carta archeologica offre per la prima volta una visione diacronica del sito, proponendo il rapporto tra il rettangolo del circuito poligonale, riferibile alla colonia marittima romana (264 a. C.) e l’insediamento etrusco, maggiormente esteso verso sud. In quel periodo la conoscenza del circuito della colonia era limitata a tratti abbastanza estesi dei lati est, nord, sud-est e nord-ovest, e alla posizione delle rispettive porte. Per quanto riguarda il tratto sud-occidentale, rivolto verso il mare, la mappatura dei fondali condotta nel 1974 aveva permesso di registrarne sulla carta l’andamento fortemente obliquo, presso l’angolo meridionale; a tale riscontro venne abbinata la presenza di blocchi poliedrici di arenaria cementati ai piedi del grande muraglione che sostiene la Spianata dei Signori, reimpiegati ma utili nell’indicare nei pressi il passaggio delle mura.
Questi elementi permisero nel 1985 a J.R. Brandt di presentare la prima ipotesi ricostruttiva specifica sull’andamento del circuito in opera poligonale e, nel 1988, all’individuazione di un ulteriore tratto di mura, inglobato delle fabbriche medievali e rinascimentali del Castello, in particolare nei locali della Legnaia, da parte di B. Frau, che ha così precisato ulteriormente il percorso.
Le mura sono di spessore variabile, costruite in massi di arenaria locale, e inglobano una superficie totale di 5,5 ettari: un’area notevole, più del doppio di quella inclusa dalle mura delle colonie marittime di Ostia e Minturno, ad esempio.
I resti del lato marino più cospicui e direttamente ispezionabili sono quelli accessibili dai locali dei sotterranei della Legnaia, raggiungibili tramite una botola. La diversificazione delle tecniche costruttive applicate e del tipo di finitura delle superfici, illustra efficacemente la duplice funzionalità delle mura: verso l’interno la superficie del muro è lasciata grezza, addossandosi al retrostante terrapieno; verso l’esterno, la superficie muraria, tirata a piombo, è levigata e compatta, aumentando l’efficacia difensiva del dislivello risultante.