Il Palazzo dei Papi di Viterbo
Il Palazzo dei Papi di Viterbo è con il Duomo il più importante monumento storico della città.
Il Palazzo fa parte del polo monumentale del Colle del Duomo di Viterbo.
Costruito nel 1257 durante il pontificato dello stesso papa Clemente IV, il Palazzo fu eretto nella forma attuale ampliando il palazzo sede della Curia vescovile.
Sede pontificia per circa 24 anni il Palazzo Papale ospitò diversi Papi e fu anche sede di elezioni di alcuni di essi: Papa Alessandro IV decise nel 1257 il trasferimento della Curia Papale nella città a causa del clima ostile presente a Roma.
Il Palazzo è una costruzione massiccia che, dal lato opposto alla piazza, strapiomba con possenti contrafforti sulla valle di FAUL. Esso termina alla destra con la imponente Sala del Conclave, che si affaccia sulla piazza con sei finestre bifore sormontate da altrettante a feritoia (la stessa struttura si presenta dal lato opposto, sulla valle FAUL). L’accesso alla sala avviene dalla piazza tramite un’ampia scalinata, terminata nel 1267, che conduce ad un portale con volta a tutto sesto, sormontata dallo stemma di San Bernardino e da una mensola reggente la statua di un piccolo leone. Fra il colmo dell’arco del portale e la mensola è posta, incorniciata, una lapide quadra in memoria di Raniero Gatti.
La facciata del Palazzo è ornata di merlature rettangolari, poste esattamente al fondo della falda del tetto. Accanto al portale è sita un’apertura più modesta, anch’essa con volta a tutto sesto, cui si accede da un ballatoio e che tramite una cancellata dà accesso diretto al balcone della loggia, proprio accanto all’uscita della Sala del Conclave sulla loggia. La scalinata è retta da un arco a sesto acuto al di sotto del quale si accede ad una sala che è sita esattamente sotto quella del Conclave.
Notevole anche la Loggia delle benedizioni (più nota come Loggia dei Papi), dall’architettura elegante ed armoniosa, eretta nel 1267 per volontà del Capitano del Popolo Andrea Gatti, durante il pontificato dello stesso papa Clemente IV, che amò tanto la città di Viterbo, e dai viterbesi fu ricambiato di pari amore, tanto che, alla sua morte, ne richiesero a gran voce la beatificazione.